Salvatore Salvemini – Alle radici della pittura

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Salvatore Salvemini, pittore e insegnante di storia dell’arte, ha lasciato un patrimonio figurativo emblematico.
Agli inizi sono pescatori, contadini, madri proletarie sedute davanti all’uscio di casa, paesaggi della campagna meridionale i protagonisti delle sue tele e delle sue numerose incisioni, al cui centro c’è il paesaggio visivo con l’uomo e il suo tempo, la sua condizione di origine contadina e il suo disagio quotidiano.
Si propone pian piano di eliminare dall’arte pittorica il provincialismo dei luoghi comuni, in cui non si parla più di trulli ed ulivi, ma la pittura diventa materia di ricerca civile, in primo piano la lotta operaia e le battaglie ecologiche. Dopo questa esperienza Salvatore Salvemini continua la sua ricerca incentrata su una pittura sociale e di denuncia che va oltre i confini nazionali. Ma già in alcune opere della fine degli anni Sessanta incomincia ad avvertire, come lo stesso Salvemini spiega, la percezione che “alcune certezze sono andate in fumo”, per cui “la protesta prende una piega diversa, si fa più intimista, più sommessa”.
Da qui prenderà il via il tema delle radici.

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36 opere provenienti da collezionisti privati, ma anche dalla Pinacoteca Metropolitana di Bari Corrado Giaquinto, dal Comune di Bari e dal Comune di Molfetta, dall'Associazione Beniamino Finocchiaro e dalla Cattolica Popolare.
La mostra, fortemente voluta dalle figlie Maddalena e Antonietta Salvemini e dalla moglie Antonia Pisani, ripercorre la ricerca artistica del pittore a partire dagli anni '60, attraversando la crisi degli anni '70 con la nascita del tema delle "Radici", per approdare a una sintesi che si conclude con l'ultimo dipinto compiuto, un autoritratto, datato al 2005. Fuori mostra un raro ritratto giovanile del 1946.
I curatori Gaetano Centrone, professore di Storia dell'Arte presso l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, e Ignazio Gadaleta, già professore di Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, hanno selezionato le opere in mostra, concedendo allo spettatore una visione completa della ricerca artistica di Salvemini.
La mostra gode del patrocinio e del sostegno della Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi e della Fondazione Museo Diocesano, del patrocinio dell'amministrazione della Città di Molfetta e del contributo finanziario del Consiglio regionale della Puglia.

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Per l’occasione è stato creato un catalogo dell’esposizione edito da Claudio Grenzi Editore, sempre a cura di Gaetano Centrone e Ignazio Gadaleta.

Il nostro viaggio alla scoperta del mondo di Salvemini è cominciato un giorno d’estate quando abbiamo aperto la porta dello studio dove Babbo dipingeva. Lo abbiamo fatto in punta di piedi, in religioso silenzio, timorose di invadere lo spazio intimo di una persona schiva quale lui era, convinte, però, che fosse necessario per poter indagare e tracciare il suo percorso artistico. [...] Abbiamo imparato, in un tripudio di emozioni, grazie a Salvatore Salvemini, l’importanza ed il peso di essere persone autentiche e coerenti, di guardare le cose senza mai fermarci alla superficie, andando in profondità, alle radici. È stato un lavoro duro ma bellissimo. Un lavoro, ma soprattutto una meravigliosa “scoperta” che ha arricchito entrambe e che ci ha fatto conoscere le tante sfumature dell’uomo e dell’artista che da figlie, durante la vita di nostro padre, non era stato possibile mettere a fuoco ma che ora ci sono chiare.

— Antonietta e Maddalena Salvemini